Data creazione: 09/10/2023 Data ultima modifica: 06/03/2024

Ambiente

La Struttura Ambiente, Agente fisici e Radioprotezione svolge le seguenti attività:

  •  Verifiche igienico-sanitarie sulle nuove attività economiche e vigilanza su:

            - Strutture turistico ricettive alberghiere ed extra alberghiere, compresi campeggi,                 agriturismi e rifugi alpini;

            - Impianti natatori pubblici o privati aperti al pubblico (piscine annesse a circoli privati, associazioni, ecc.);

            - Strutture scolastiche pubbliche e private, comprese le attività di formazione professionale accreditate dalla Regione                             Piemonte;

            - Trasporto infermi da parte di Istituti, Organizzazioni ed Associazioni private;

            - Ditte che utilizzano gas tossici in ambito dei propri processi produttivi;

            - Strutture per la cura del corpo: acconciatori, estetisti, tatuaggio e piercing;

            - Produzione, deposito e commercio di prodotti cosmetici;

            - Strutture carcerarie (solo vigilanza igienico-sanitaria);

  • Tutela della salute della popolazione dai rischi derivanti dall’ utilizzo di sostanze chimiche (divieti e restrizioni) con controlli su prodotti in commercio di generi vari merceologici nell’ambito delle attività previste dai Regolamenti (UE) R.E.A.CH. e C.L.P. e programmate dalla Regione Piemonte;
  • Promozione di soluzioni per il contenimento degli inquinanti ambientali, interagendo con Strutture aziendali ed extraaziendali, nel rispetto dei Regolamenti Europei e delle linee di indirizzo Nazionali e Regionali;
  • Attività di prevenzione dei fattori di rischio per la salute negli ambienti di vita aperti e confinati, indagini ambientali per casi di legionellosi;
  • Espressione pareri, valutazioni e comunicazioni inerenti il rischio conseguente all' esposizione ad agenti chimici e fisici, nel rispetto dei Regolamenti Europei e delle linee di indirizzo Nazionali e Regionali;
  • Espressione di pareri igienico–sanitari in ordine ai regolamenti comunali di igiene, piani regolatori cimiteriali comunali, riduzione delle fasce di rispetto dell’ area cimiteriale comunale e regolamenti comunali vari in materia di polizia mortuaria;
  • Esami ed istruttoria degli strumenti urbanistici comunali (PRGC, PEC, Piani di Recupero, ecc.) nell’ambito dei procedimenti di Valutazione ambientale strategica (VAS);
  • Istruttoria di pratiche inerenti le Autorizzazioni Ambientali richieste dai SUAP dei Comuni, Provincia o Regione, ad esempio Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA), Autorizzazioni Uniche Ambientali (AUA), Valutazione Impatto Ambientale (VIA), Piani monitoraggio e bonifica, Inquinamenti aria, acqua suolo;
  • Partecipazione a commissioni interne ad ASL ad esempio sui presidi sanitari, sulle farmacie, e a commissioni istituite per legge con altre Amministrazioni;
  • Partecipazione ai Piani di Prevenzione Attiva a carattere regionale, mediante azioni di sorveglianza, documentazione e prevenzione nelle tematiche della sicurezza stradale e domestica, sicurezza nelle scuole e nel tempo libero, promozione stili di vita;
  • Collaborazione interna per HTA, sorveglianza fisica, radioprotezione dei pazienti, progettazione impianti, sviluppo di metodiche, tecnologie e Software, elaborazione e gestione dati, acquisizioni attrezzature e DPI, valutazioni rischi integrate, prove di emergenza;
  • Attività di competenza dei fisici sanitari ovvero applicazione dei principi e delle metodologie della fisica alla medicina (radiazioni ionizzanti e non ionizzanti) per la prevenzione, per la radioprotezione dei lavoratori dei pazienti e della popolazione (vedi pagina dedicata a “Radioprotezione e Risonanza magnetica”).

Contatti

 

Col termine legionellosi sono indicate tutte le forme di infezione causate da varie specie di batteri gram-negativi aerobi del genere legionella. 

Fino ad oggi, sono state identificate più di 61 specie diverse (sottospecie incluse) di questi batteri: la L. Pneumophila è la specie più pericolosa e ad essa sono addebitati circa il 95% dei casi di legionellosi.

Il termine legionella trae origine da un tragico raduno di ex combattenti della guerra in Vietnam (in gergo detti legionaires) tenutosi nel luglio del 1976 in un albergo di Philadelfia (USA). Durante tale raduno su circa 2.000 partecipanti, ben 221 furono colpiti da polmonite acuta e 34 non riuscirono a sopravvivere.

Qualcuno ipotizzò anche un attacco biologico da parte dei Russi. Poi, invece si scoprì che la causa di tali decessi era da addebitarsi all’azione di batteri, in precedenza sconosciuti, che si erano sviluppati nell’impianto di condizionamento e ad essi fu dato, appunto, il nome di legionella.

La legionellosi viene normalmente acquisita per via respiratoria mediante inalazione, aspirazione o micro aspirazione di aerosol contenente il batterio Legionella, oppure di particelle derivate per essiccamento.

Mentre la maggior parte dei primi casi di legionellosi sono stati attribuiti a particelle di acqua aero disperse, contenenti batteri provenienti da torri di raffreddamento o condensatori evaporativi o sezioni di umidificazione delle unità di trattamento dell'aria, successivamente, numerose infezioni sono risultate causate anche dalla contaminazione di impianti di acqua potabile, apparecchi sanitari, fontane e umidificatori ultrasonici.

Ci si può ammalare di legionellosi respirando acqua contaminata diffusa in aerosol: cioè in goccioline finissime. La malattia non si contrae bevendo acqua contaminata e neppure per trasmissione diretta tra uomo e uomo.

La sola presenza di questi batteri non costituisce pericolo per le persone. I batteri diventano pericolosi solo quando sussistono contemporaneamente le seguenti condizioni:

  1. Temperatura Ottimale di Sviluppo - varia da 25 a 42°C

  2. Ambiente Aerobico - cioè ambiente con presenza di ossigeno

  3. Presenza di Elementi Nutritivi - biofilm, scorie, ioni di ferro e di calcare, altri microrganismi

  4. Polverizzazione dell'Acqua - con formazione di microgocce aventi diametri variabili da 1 a 5 micron

  5. Alto Livello di Contaminazione - generalmente si ritiene che tale livello debba superare i 1.000 Cfu/I

Per le considerazioni precedentemente esposte, le utenze e gli impianti più esposti a rischio sono:

      ➢ ospedali, cliniche, case di cura e simili;

      ➢ alberghi, caserme, campeggi e strutture ricettive in genere;

      ➢ impianti per attività sportive e scolastiche;

      ➢ edifici con torri di raffreddamento;

      ➢ piscine;

      ➢ stabilimenti termali;

      ➢ fontane decorative e cascate artificiali.

In Italia, allo stato attuale, i principali documenti di riferimento sono “Le Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi”, predisposte dal Ministero della Sanità ed adottate dalla Conferenza Stato Regioni il 07/05/2015.

Le linee guida Ministeriali sono state recepite dalla Regione Piemonte con Deliberazione della Giunta Regionale 4 agosto 2016, n. 74-3812.

La prevenzione delle infezioni da Legionella si basa essenzialmente:

  • corretta progettazione e realizzazione degli impianti tecnologici che comportano un riscaldamento dell’ acqua e/o la sua nebulizzazione (impianti a rischio).
  • adozione di misure preventive (manutenzione e, all’occorrenza, disinfezione) atte a contrastare la moltiplicazione e la diffusione di Legionella negli impianti a rischio.

Sulle linee guida sopra citate sono indicate tutte le misure di prevenzione delle infezioni non solo sugl’impianti idrico-sanitari ma anche sugli impianti aeraulici, impianti di raffreddamento a torri evaporative e condensatori evaporativi, impianti a servizio delle piscine e degli idromassaggi.

Nei casi di notifica di malattia infettiva dovuta a Legionella, il Servizio provvede, nei casi previsti, ad effettuare tutti gli accertamenti tecnici e di valutazione delle cause di infezioni non escludendo il campionamento ambientale di matrice acquosa e, nel contempo, indicare le misure di prevenzione da adottare al fine di bonificare i sistemi idrici sospetti o accertati della presenza del batterio Legionella.

 

Per approfondimenti consultare il sito web: https://www.epicentro.iss.it/legionellosi/

Gli incidenti domestici rappresentano un problema di grande interesse per la sanità pubblica e di rilevanza sociale per l’impatto psicologico che hanno sulla popolazione che considera la casa il luogo sicuro per eccellenza. L’incidenza del rischio è legata direttamente alla quantità di tempo trascorso in casa. Le conseguenze di salute sono traumi di diversa gravità, che possono comportare invalidità e, in molti casi, anche la morte. Le conseguenze economiche provocano oneri sempre più gravi per le famiglie e per il Servizio sanitario nazionale.

L’infortunio domestico è influenzato dai fattori di rischio ovvero dalle circostanze ambientali e dalle condizioni individuali che aumentano la frequenza o la gravità dell’evento accidentale. Per circostanze ambientali si intendono quelle caratteristiche relative ai luoghi o agli agenti materiali (elementi tecnici, elementi d’arredo, attrezzature e prodotti d’uso) ivi presenti che favoriscono il verificarsi di un infortunio; per condizioni individuali, quelle caratteristiche personali (età, genere, condizione di salute, cultura, ecc.) o comportamentali (stili di vita) che determinano una maggiore propensione da parte di alcuni soggetti a subire un infortunio.

In base ai dati raccolti dal sistema SINIACA (Sistema Informativo Nazionale Incidenti in Ambienti di Civile Abitazione), istituito presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), gli incidenti domestici più frequenti sono: cadute (una persona su due e soprattutto donne anziane), possono provocare non solo danni fisici, e conseguente disabilità, ma anche disturbi psicologici, ansia e depressione dovuti alla paura di cadere nuovamente.

I principali fattori che determinano le cadute in casa sono:

  • lavori domestici
  • scale (fisse o removibili)
  • sedie, sgabelli
  • pavimenti lisci, bagnati o sconnessi
  • fili elettrici o prolunghe
  • tappetini per il bagno
  • ostacoli vari (sporgenze e spigoli, piedini o gambe dei mobili)
  • illuminazione insufficiente
  • assunzione di farmaci, in grado di provocare sonnolenza, disturbi motori e visione confusa
  • malattie come l'osteoporosi

Altre lesioni frequentemente osservabili sono:

  • distorsioni, contusioni e fratture, soprattutto agli arti inferiori e superiori
  • ferite da taglio, generalmente a carico degli arti superiori di uomini e casalinghe. Sono causate per lo più dall'utilizzo di piccoli elettrodomestici e utensili in uso in cucina come coltelli, oggetti taglienti, bicchieri, bottiglie, lattine, scatolette metalliche, barattoli o pezzi di vetro

Lesioni meno frequentemente osservabili in Pronto soccorso, ma che possono avere conseguenze gravi sono:

  • ingestione di corpi estranei, urto o schiacciamento, in particolare in bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni
  • scottature e ustioni, specialmente in bambini tra i 2 e i 5 anni e nelle donne adulte impegnate in lavoro domestico. Principalmente sono causate da acqua e vapore bollente, olio e grasso bollente, stufe, forno, fornelli, pentole e padelle bollenti, ferri da stiro, ecc. Tra le ustioni, un danno molto grave può essere determinato dalla folgorazione. Può essere causata da:
  • malfunzionamento o uso non corretto di apparecchi elettrici (toccare phon, rasoi o altri apparecchi collegati ad una presa di elettricità con mani bagnate o con i piedi su superfici umide)
  • presenza di prese volanti multiple o uso di adattatori non idonei, con sovraccarico di corrente e rischio di scintille, fiammate, corto circuiti, incendi. Questi ultimi possono essere anche causati da fornelli, camini, sigarette accese e superfici surriscaldate
  • impianti elettrici non a norma, (è obbligatoria la protezione mediante "messa a terra")
  • soffocamento, intossicazione, avvelenamento, soprattutto in bambini tra i 2 e i 5 anni e nelle donne adulte impegnate in lavoro domestico. In questo caso i fattori di rischio dipendono soprattutto dalle sostanze chimiche contenute nei prodotti per la pulizia della casa (detersivi, disincrostanti, deodoranti, ecc.). Quelli più aggressivi possono essere molto nocivi specialmente se vengono a contatto con le mucose, con gli occhi o se vengono inalati o ingeriti

Tra quelli con un più alto grado di tossicità o causticità si segnalano:

  • antitarme (naftalina, canfora)
  • candeggianti (perborato di sodio o ipoclorito di sodio)
  • detergenti per il wc (benzalconiocloruro, acido fosforico e tensioattivi)
  • detersivi per lavastoviglie (soda caustica, sali di cloro e tensioattivi)
  • anticalcare (acido cloridrico o solforico o fosforico o formico)
  • disgorganti per lavandini e wc (soda caustica o acido fosforico)
  • prodotti per pulire il forno (soda caustica e butilglicole)
  • smacchiatori (trielina, percloroetilene, acquaragia, acetone)

I dati SINIACA evidenziano, inoltre, che gli ambienti domestici in cui si osserva il maggior numero d'infortuni sono:

  • cucina, 20 per 100 dei casi (20%)
  • soggiorno e camera da letto, 26 per 100 dei casi (26%)
  • scale, 10 per 100 dei casi (10%)
  • bagno, 7 per 100 dei casi (7%) a causa di superfici scivolose o bagnate di sanitari, vasca, doccia, pavimento
  • altri locali interni, 8 per 100 dei casi (8%)
  • garage e cantina, 13 per cento dei casi (13%)
  • giardino e altre aree esterne alla casa, 6 per 100 dei casi (6%)

 

LINK APPROFONDIMENTO

Pitidis A, Longo E, Giustini M, Fondi G e Gruppo lavoro SINIACA. Infortuni delle casalinghe: un fenomeno sommersoNotiziario dell'Istituto Superiore di Sanità. 2012; 25 (7-8): 13-16

Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Aspetti della vita quotidiana - Persone: incidenti in ambiente domestico - età dettaglio

De Santi A, Zuccaro P, Filipponi F, Minutillo A, Guerra R. (Ed.). La promozione della salute nelle scuole. Prevenzione degli incidenti stradali e domestici. Roma: Istituto superiore di sanità; 2010. (Rapporti ISTISAN 10/3) 

EpiCentro (ISS). Incidenti domestici. Le cadute negli anziani

Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Comunicato stampa. Incidenti domestici

Ministero della Salute. Linee guida Prevenzione. La prevenzione degli incidenti domestici in età infantile

Rapporto Osservasalute 2019. Incidenti

Incidenti domestici. Iss: sono il 23% di tutti i ricoveri per trauma e la seconda causa di morte in età pediatrica. Quotidiano Sanità. 2014; 14 maggio 

Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL). Infortuni domestici epidemiologia del fenomeno ed approfondimenti sulla popolazione infortunata. Quaderni Tecnici per la Salute e la Sicurezza, 2012

 

La piscina, luogo popolare per il nuoto a livello ricreativo o agonistico, è una vasca di varie dimensioni, con acqua calda o fredda, usata per fare il bagno o per nuotare.

Per piscina deve intendersi anche il complesso delle opere che serve per la pratica delle discipline natatorie e che comprende oltre alla vasca, tutti i servizi accessori. Su proposta del Ministero della Salute, la Conferenza Stato-Regioni il 16 gennaio 2003, ha approvato l’accordo sugli “Aspetti igienico-sanitari per la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine ad uso natatorio”. In tale accordo si definisce piscina un complesso attrezzato per la balneazione che comporti la presenza di uno o più bacini artificiali utilizzati per attività ricreative, sportive e terapeutiche esercitate nell’acqua contenuta nei bacini stessi.

Le piscine sono dunque contemporaneamente luogo di lavoro per gli operatori e di vita per gli utenti e devono essere sicure da entrambi i versanti.

Utenti

Gli utenti delle piscine si distinguono in frequentatori – utenti presenti all’interno dell’impianto e bagnanti – frequentatori che si trovano all’interno della sezione vasche.

Il numero massimo di frequentatori ammissibili è determinato in relazione alle diverse categorie di piscine,

secondo i parametri definiti dalle norme tecniche regionali con l’obiettivo che la fruizione delle vasche e di tutto l’impianto (spogliatoi, docce, servizi igienici, ecc.) possa essere regolare e agevole.

Classificazione delle piscine

L’accordo ricordato Stato-Regioni sugli “aspetti igienico-sanitari per la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine ad uso natatorio” del 16 gennaio 2003, ai fini igienico-sanitari classifica le piscine in base a:

1. destinazione (pubbliche o private, condominiali, a uso speciale/riabilitativo, ecc..)

2. caratteristiche ambientali e strutturali (scoperte, coperte, miste)

3. utilizzazione (per nuotatori/addestramento al nuoto, per tuffi, ricreative, per bambini, polifunzionali, ecc..)

Rischi presenti

Nell’ambiente in cui è presente una piscina occorre tenere in considerazione diversi fattori di rischio:

biologici, correlati alla diffusione di microrganismi patogeni o non patogeni;

chimici, collegati al rilascio di sostanze da parte degli occupanti e dai prodotti di igiene personale;

fisici, legati alla temperatura e agli impianti;

La principale fonte di inquinamento microbiologico della piscina è rappresentata dai suoi frequentatori. La via privilegiata di infezione, in tali ambienti, è l’ingestione involontaria di acqua contaminata; tuttavia, patologie infettive provocate dai microrganismi presenti in sospensione, possono essere trasmesse attraverso il contatto, praticamente inevitabile, tra pelle e mucose.

Nelle piscine, il metodo più comune utilizzato per la disinfezione delle acque di balneazione è la clorazione. Questa procedura però non elimina il rischio microbiologico legato alla frequenza delle piscine; alcuni agenti patogeni resistono al cloro ed in alcuni casi può accadere che la clorazione non sia effettuata in maniera ottimale.

La sua presenza indica che l’acqua è stata raggiunta da inquinamento fecale e/o che i trattamenti di disinfezione non sono sufficienti. Possiamo trovare varie forme di microrganismi come, ad esempio, Pseudomonas, Staphylococcus aureus, Escherichia coli, batteri coliformi, enterococchi, Shigella e, non di meno, tutta una serie di virus enterici, i quali possono provocare danni alla salute e malattie di varia entià, dalle più leggere alle più gravi. La temperatura, l’associazione con particelle sospese, la torbidità e il pH sono tutti fattori in grado modificare la persistenza dei virus enterici nelle acque.

Possiamo aiutarci a prevenire i patogeni anche con alcuni semplici accorgimenti, come evitare di camminare scalzi, asciugarsi con cura, coprire bene le ferite aperte, usare sempre la cuffia e, soprattutto, fare sempre la doccia prima di entrare e una volta usciti.

Un altro rischio importante in piscina è rappresentato dagli scivolamenti su pavimenti umidi o bagnati, cadute e inciampi, provocati dalla pavimentazione sconnessa (o non idonea/antisdrucciolo), da un’inclinazione non conforme alle normative, dislivelli non segnalati o dalla disattenzione; per questo è molto importante porre un occhio di riguardo a dove stiamo camminando, evitando di correre, cercando di porre maggiore attenzione ai bambini.

Il servizio SSD AMBIENTE, AGENTI FISICI E RADIOPROTEZIONE provvede, così come previsto dall’Atto di Intesa Conferenza Stato-Regioni del 16 gennaio 2003, alla vigilanza igienico-sanitaria di tutte le piscine pubbliche o aperte al pubblico presenti sul territorio di competenza dell’ASL CN1.

 

LINK APPROFONDIMENTO

 

I tatuaggi e i piercing sono conosciuti da molto tempo. Nelle diverse epoche, vari simboli o disegni hanno assunto significati religiosi, sociali, etnici e simbolici. In ciascuna cultura il tatuaggio aveva uno specifico valore e veniva considerato segno di riti di iniziazione, di riti magici, simbolo di regalità o rango, di coraggio e valore militare o di appartenenza a un’etnia, ceto o gruppo religioso, e anche strumento di seduzione o talismano. In seguito, sono stati marcati con tatuaggi i disertori, i prigionieri e gli schiavi e, nel 1876, Cesare Lombroso mise in relazione il tatuaggio con la “degenerazione morale innata del delinquente”. Per mezzo secolo, i tatuaggi diventarono marchio di minoranze etniche e sociali e spesso considerati indici di arretratezza e disordine mentale. Nonostante ciò, dalla metà dell’Ottocento divennero di moda fra le aristocrazie europee. Durante il periodo della seconda guerra mondiale, ai prigionieri nei campi di sterminio il numero di riconoscimento sul braccio era applicato con la tecnica del tatuaggio. Ma ecco che dagli anni ’70, nei Paesi più industrializzati, il tatuaggio compare, soprattutto tra i giovani, anche tra coloro che appartenevano a movimenti culturali alternativi e di controcultura (beatnik, hippy, punk, skinhead). È tuttavia nelle ultime due decadi che la pratica si è allargata a tutte le classi di popolazione, particolarmente tra i giovani, gli appartenenti allo star system e gli atleti. Da dati recenti, risulta che negli USA il 24% della popolazione ha almeno un tatuaggio, il 10-20% in Germania e il 20% degli adulti in Italia.

Le miscele utilizzate nelle pratiche per tatuaggi o nel make-up permanente, introdotte nella pelle umana, nei globi oculari o nelle membrane mucose di una persona, con qualsiasi procedimento, allo scopo di lasciare un segno o un disegno sul corpo della persona, sono costituite da un insieme di sostanze, fra cui coloranti, solventi, stabilizzanti, agenti umettanti, regolatori del pH, emollienti, conservanti e addensanti.

Tali miscele rientrano nel campo di applicazione del Regolamento (CE) n.1907/2006 (c.d. Regolamento REACH), il quale, per far fronte alle preoccupazioni sollevate negli anni passati, anche con evidenze di segnalazioni nel sistema di allerta RAPEX per i prodotti non alimentari, ha imposto una recente restrizione a moltissime sostanze, al fine d’impedirne la presenza nella miscela per la pratica di tatuaggio al di sopra dei limiti stabiliti.

In particolare, sono vietate sostanze classificate pericolose ai sensi del Regolamento CLP come cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione, sensibilizzanti, corrosive, irritanti per la cute o che provocano lesioni oculari gravi ovvero irritazione oculare. Sono, inoltre, vietate le sostanze che rientrano nei prodotti cosmetici ai sensi del Regolamento (CE) n. 1223/2009 (c.d. Regolamento Cosmetici; rettificato il 12 novembre 2020). Infine, la restrizione n. 75 del regolamento REACH predispone un elenco di pigmenti, ammine e metalli pesanti (appendice 13) i cui limiti prescritti non devono essere superati. Occorre prestare attenzione alla prevalenza dei limiti laddove una sostanza è contestualmente presente in più di un raggruppamento sopra richiamato (pericolosa per il CLP, reg. cosmetici, appendice 13).

Chi esercita l’attività di tatuaggio e piercing in luogo pubblico o privato, anche a titolo gratuito, in sede fissa o durante manifestazioni pubbliche è subordinato alla presentazione di una segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) al SUAP del Comune ove ha sede l’attività, ai sensi della vigente normativa,

Il titolare dell’attività ha l’obbligo di informare la clientela in forma scritta e in modo esaustivo, in particolare: sulle modalità di esecuzione della prestazione richiesta, sulle caratteristiche dei prodotti utilizzati, nonché sui potenziali rischi per la salute e sulle precauzioni da tenere dopo l’effettuazione del tatuaggio o del piercing.

Nel rispetto della tutela della salute pubblica, l’esercizio delle attività di tatuaggio e piercing è consentito previo possesso di un attestato di frequenza e profitto, in esito al superamento di un apposito esame, al termine di specifici percorsi formativi volti a garantire l’acquisizione di adeguante conoscenze tecnico-professionali sotto gli aspetti igienico-sanitari e di prevenzione, in relazione ai rischi di infezione e di danno all’apparato cutaneo che possono derivare dalle tecniche impiegate.

Regolamento sui pigmenti che garantisca sicurezza, condizioni igieniche, adeguata formazione professionale e informazione ai consumatori.

Per eventuali approfondimenti consultare il sito web: https://www.epicentro.iss.it/tatuaggi/normativa

 

Riferimenti normativi nazionali e regionali per l’esercizio dell’attività di tatuaggi e piercing:

  • Linee guida per l’esecuzione di procedure di tatuaggio e piercing in condizioni di sicurezza” (Circolari del 5 febbraio 1998 n. 2.9/156 e del 16 luglio 1998 n. 2.8/633 – Ministero della Salute).
  • Decreto del Presidente della Giunta Regionale 22 maggio 2003, n. 46
  • Deliberazione della Giunta Regionale 27 luglio 2016, n. 20-3738
  • Legge regionale 30 gennaio 2023, n. 2

 

Riferimenti bibliografici:

DeMello M. Bodies of inscription: a cultural history of the Modern Tattoo Community. Duke University Press; 2000;

 

 

GAS TOSSICI – Detenzione, Trasporto e utilizzo di gas tossici

 

Informazioni e documentazione per le autorizzazioni

  • Definizione
  • Autorizzazione alla detenzione, trasporto e utilizzo di gas tossici
  • Iter procedurale
  • Approfondimenti
  • Contatti
  • Definizione

Ai sensi dell’art. 1 del R.D. 9 gennaio 1927, n. 147, è considerato “gas tossico”:

a) qualsiasi sostanza tossica, che si trova allo stato gassoso, o che per essere utilizzata deve passare allo stato di gas o di vapore, e che è adoperata in ragione del suo potere tossico e per scopi inerenti al potere tossico stesso;

b) qualsiasi sostanza tossica, che si trova allo stato gassoso o che per essere utilizzata deve passare allo stato di gas o di vapore, la quale, pure essendo adoperata per scopi diversi da quelli dipendenti dalle sue proprietà tossiche, è riconosciuta pericolosa per la sicurezza ed incolumità pubblica.

  • Autorizzazione alla detenzione, trasporto e utilizzo di gas tossici

L’impiego di gas tossici, ossia l’utilizzo, la detenzione, la conservazione è subordinato al rilascio di apposita autorizzazione ai sensi del R.D. 9 gennaio 1927, n. 147.

Le predette autorizzazioni provvede il Comune ove ha sede il deposito, previa acquisizione del parere favorevole da parte della Commissione Tecnica permanente provinciale, istituita presso questa ASL CN1 è gestita dalla S.S.D. Ambiente, Agenti fisici e Radioprotezione.

La Commissione Tecnica Provinciale Gas Tossici (detta Commissione Gas Tossici), competente su tutto il territorio provinciale, ha il compito di fornire ai Sindaci pareri per il rilascio della Autorizzazione a detenere e/o utilizzare Gas Tossici al fine della tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini, nonché la pubblica sicurezza. Originariamente l'Autorità competente al rilascio di suddetta autorizzazione era il Prefetto ora è il Sindaco del Comune in cui è insediata l'attività interessata.

La composizione della commissione tecnica provinciale permanente di cui all’art. 24 del R.D. 09/01/1927 n. 147 e, s.m.i. è così costituita da:

  1. Direttore S.I.S.P. o un dirigente medico del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL da lui delegato, quale Presidente della Commissione tecnica permanente
  2. Comandante del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Cuneo o funzionario da egli delegato a rappresentarlo;
  3. Questore (o dirigente da egli delegato a rappresentarlo) della Questura di Cuneo;
  4. Dirigente ARPA Piemonte distretto sud-ovest della Provincia di Cuneo o funzionario da egli delegato a rappresentarlo.
  5. Direttore del Settore tecnico decentrato Opere pubbliche e difesa assetto idrogeologico della Regione Piemonte o funzionario da egli delegato a rappresentarlo.
  • Iter procedurale

➢    Abilitazione all’impiego dei gas tossici

Per condurre un impianto funzionante con un gas tossico (es. impianto frigorifero ad ammoniaca) o comunque per utilizzare un gas tossico (per es. nelle operazioni di disinfestazione ambientale) le persone devono conseguire una particolare abilitazione definita dal R.D. 147/1927 come “patente”. Per ottenere questa patente è necessario seguire un idoneo e specifico corso di formazione e quindi sostenere un vero e proprio esame presso l’apposita Commissione esaminatrice che, per tutto il territorio della regione Piemonte, è stata individuata presso la ASL Città di Torino. Per ogni diverso gas tossico è necessario sostenere un diverso e specifico esame di abilitazione. Detta patente deve essere revisionata ogni 5 anni, sempre presso la struttura complessa S.Pre.S.A.L. del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL Città di Torino.

La domanda e la documentazione per sostenere gli esami per il conseguimento dell’abilitazione/revisione della “patente” devono essere presentate nei termini di tempo stabiliti nell’apposito bando pubblicato semestralmente dall’ASL Città di Torino.

➢    Rilascio autorizzazione alla detenzione e impiego gas tossico

A partire dal 01/11/2014, le Pratiche autorizzative sono gestite dallo Sportello Unico per le Attività Produttive del Comune dove si impiega e si detiene il gas tossico. La domanda di autorizzazione (vedasi la modulistica pubblicata sui portali web SUAP del rispettivo Comune), completa della documentazione, deve essere presentata esclusivamente in modalità telematica allo Sportello Unico delle Attività Produttive del Comune di competenza che provvede ad inoltrarne copia alla Segreteria della Commissione Gas Tossici.

La commissione gas tossici dopo l’esame della documentazione richiesta e successivo sopralluogo invia al SUAP il parere di competenza ossia il nulla osta al fine del rilascio dell’autorizzazione per la detenzione e conservazione di gas tossici.

L’elenco dei documenti da allegare sono i seguenti:

Elenco documenti da allegare per utilizzo dell’ammoniaca (NH3)

Elenco documenti da allegare per altri gas tossici

➢    Rilascio Licenze per l’utilizzo ed il trasporto del gas tossico

Le licenze per l’acquisto e l’impiego (annuali) e il trasporto in via permanente (triennali) vengono rilasciate dalla Questura di Cuneo.

La domanda per il rilascio della licenza all’utilizzo e/o trasporto del gas tossico deve essere inoltrata alla Questura di Cuneo (Divisione Polizia Amministrativa e di Sicurezza Ufficio Porto d'armi-Esplosivi-Gas Tossici - Piazzetta Raimondo Usmani, 1 -  12100 Cuneo). La Questura provvederà a richiedere un parere e/o nulla osta in merito all’istanza ricevuta alla Commissione provinciale gas tossici. Il richiedente dovrà produrre contestualmente all’istanza la ricevuta di pagamento di 65,00 € di diritti sanitari come previsto dal vigente tariffario regionale, da versare con bonifico sul conto intestato a ASL CN1 - servizi di tesoreria - diritti sanitari codice IBAN: IT66M0760110200000020270344, specificando nella causale «parere per il solo utilizzo di gas tossici». L’utilizzatore deve tenere aggiornato un registro di carico-scarico con le pagine numerate e vidimate dal comune dove è autorizzato l’uso e/o la detenzione del gas tossico.

  • Approfondimenti

Appunti sui GAS TOSSICI a cura dell’ASL CN1

Manuale per l’esame di abilitazione all’uso dei gas tossici – Regione Piemonte

  • Contatti

Segreteria tel. 0171.450372 – e-mail  ambiente@aslcn1.it - Cuneo (Cn)